Più volte abbiamo sottolineato l’importanza delle PMI nel tessuto economico italiano. Il Rapporto Regionale PMI 2020 sottolinea che sono circa 156000 le aziende che rientrano in questa categoria secondo i requisiti definiti nella raccomandazione 1442 del 6 maggio 2003 della Commissione Europea. Esse costituiscono l’ossatura della nostra economia, con una diffusione prevalente nel Nord, ma con una presenza importante anche nel Centro (32000 società) e nel Sud (31000). In termini di occupazione nelle PMI, l’Italia supera gli altri Paesi europei, in quanto vi lavorano il 78,7% degli addetti alle imprese, contro una media europea del 69,4%.
L’effetto della pandemia di Covid-19 sulle PMI
Il rapporto sopra citato sottolinea come la fase di ripresa (o, meglio, “ripresina”) economica successiva alla crisi del 2008 stava già esaurendo la sua spinta prima del gravissimo colpo inferto al tessuto economico italiano, come a quello di tutto il mondo, dalla pandemia di Covid-19. Secondo il modello di Cerved, fondato su un’analisi delle vendite prevedibili in oltre 1500 settori economici, le PMI italiane vedranno una contrazione del proprio fatturato del 12,8% nel 2020 con un rimbalzo nel 2021.

Tuttavia, la contrazione salirà al 18,1 in presenza di altri lockdown, evento al quale purtroppo stiamo assistendo in questo momento. Alcuni settori subiranno un tracollo peggiore: un’area importante della nostra economia, quella che possiamo qualificare come “sistema cultura”, dai teatri, ai musei, al turismo in generale, sta ricevendo un colpo al cuore. Nel 2017 questo settore ha rappresentato il 6% del PIL e 1 milione e mezzo dei posti di lavoro. Secondo il rapporto presentato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, in quell’anno il settore aveva generato 92 miliardi di euro, che arrivavano a 255 con i ricavi dell’indotto più stretto.
Qual è la situazione attuale?

Monitor Deloitte, in collaborazione con altri enti tra cui Intesa Sanpaolo e Piccola Industria -Confindustria, ha pubblicato recentemente i risultati dell’indagine “I bisogni delle PMI post-Covid”, che ha riguardato oltre 6.000 PMI italiane. Dal rapporto emerge che il 90% delle aziende partecipanti all’inchiesta ha subito un rallentamento o una sospensione dell’attività e il 70% ha dovuto affrontare problemi finanziari. Esse hanno cercato di rispondere all’emergenza in modi diversi, dalla riconversione verso prodotti strategici come i dispositivi di protezione individuale, al ripensamento della propria offerta produttiva, all’espansione internazionale, a interventi patrimoniali.
E’ chiaro che l’impatto della crisi scatenata dalla pandemia avrà un riflesso serio e duraturo anche una volta passata la tempesta. Gli interventi pubblici di supporto all’economia italiana dovrebbero ricercare, più che un semplice sostegno finanziario nell’immediato, l’introduzione di riforme strutturali, capaci di aiutare le PMI, specie quelle più piccole e meno sviluppate tecnologicamente, a superare le proprie criticità.
La digitalizzazione: un traguardo indispensabile per le PMI
Tra queste c’è senz’altro la digitalizzazione. Alla fine del 2019 il mercato IT in Italia vedeva un incremento del 3,8% rispetto all’anno precedente (Assintel Report 2020), con una spinta verso la digitalizzazione trainata dalle Medie e Grandi imprese. E le altre?
La crescente diffusione dello smart working determinata dalla pandemia interessa naturalmente anche le PMI. Perciò il processo di digitalizzazione diventa inevitabile persino per quelle aziende, più piccole e poco strutturate, dove la gestione è ancora affidata alla carta o al massimo a strumenti come il foglio excel.
D’altra parte, attraverso la digitalizzazione è possibile liberare risorse da dedicare ad attività più cruciali per l’azienda, soprattutto in questo momento difficile. In un quadro in cui tutti devono contribuire al core business dell’impresa, non è efficiente avere anche solo un’unità di personale dedicata a rilevare le presenze a mano e a trascrivere i dati di ferie e permessi su un foglio a caso. In questo senso un software gestionale per PMI in cloud rappresenta la soluzione ideale.

La flessibilità: il valore aggiunto in un gestionale per piccole imprese
A volte però un software gestionale può essere rigido e richiedere competenze informatiche non disponibili in molte imprese. Di conseguenza si diffonde nei potenziali utenti il sospetto che il rimedio possa apparire peggiore del male. Per questo la flessibilità in un gestionale per PMI diventa la chiave per consentire una digitalizzazione ormai indispensabile. Certo questa flessibilità non deve essere separata dai requisiti di sicurezza e completezza, a cui deve unirsi un supporto professionale e competente che aiuti a superare le difficoltà, specialmente nelle prime fasi di utilizzo.
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